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L'omeopatia si richiama al medico
e farmacologo tedesco, S. Hahnemann (1755-1843), che edificò il suo metodo
terapeutico sulla osservazione dei fatti reali, in un tempo in cui i medici"camminavano
nella oscurità, prescrivevano su delle ipotesi, trattavano casi sconosciuti
con rimedi che, se non portavano a morte, producevano malattie nuove e mali cronici"
(Lettera a Hufeland).Successivamente (Organon, § 52-53) scriverà:
"La medicina di quel tempo, per accattivarsi la fiducia del malato, utilizzava
dei metodi che sopprimevano o nascondevano i sintomi della malattia senza interessarsi
delle cause (metodo palliativo). Faceva sempre tutto quello che non conveniva
fare (metodo allopatico), evitando di osservare e di imitare la Natura, che è
vera medicatrice di tutti i mali".Sfiduciato, aveva abbandonato la professione
medica e si era rimesso a studiare.Nel 1796, pubblicava un primo risultato delle
sue ricerche: "Saggio su un nuovo principio per scoprire le virtù
curative delle sostanze medicinali, seguito da cenni sui principi ammessi fino
ad oggi".Nasceva l'omeopatia, un modo rivoluzionario di curare le malattie.Il
centro di gravità si spostava dai segni obiettivi, patognomonici di malattia,
ai sintomi soggettivi emergenti dalla percezione psicofisica della persona malata.Era
una specie di rivoluzione copernicana nel fare la diagnosi. Nasceva anche una
nuova metodica farmacologia, con la sperimentazione delle sostanze medicamentosa
sul soggetto sano e non sul malato. |
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